La storia dell’Isola di Ponza
Al contrario di quanto si possa immaginare, l’isola era già chiamata Pontia prima che il governatore della Giudea Pilato vi sbarcasse, e si hanno notizie di colonizzazione e villaggi sulle sue terre già nel neolitico. Quindi i Volsci, i Fenici ne fecero uno scalo commerciale, nell’VIII a.c. vi si insediarono i Greci e quasi sicuramente anche gli Etruschi. Il nome stesso deriverebbe dal greco antico Pòntos o Pontia, che significa Mare.
Di certo sappiamo che nel 312 a.c. tutto l’arcipelago pontino è colonia romana: ne avevano intuito sia l’importanza strategica che economica, diventando nel tempo, fondamentale per il controllo del Mar Mediterrano.
Già nel 209 a.c. l’isola forniva navi, uomini e sostegno economico durante la seconda guerra punica.
In seguito a questo, l’isola si sviluppò enormemente raggiungendo i 20000 residenti. Nonostante la trasformazione in luogo di esilio per personaggi illustri (ripresa in anche in altre epoche storiche, fino a quelle molto recenti, n.d.a.), Ponza diventò anche meta turistica per patrizi romani, come è testimoniato anche dai resti di una imponente villa con annesso teatro sul promontorio sovrastante il Porto.
La particolare conformazione geologica e le numerose sorgenti d’acqua furono ben sfruttati dell’impero che costruirono acquedotti e serbatoi a decantazione (Piscine Limariae) che potevano soddisfare sia i bisogni idrici degli abitanti dell’isola, sia per approvigionare l’intera flotta romana.
Il porto all’epoca era ubicato in quella che è nota come zona di S. Maria, più confacente ai loro bisogni in quanto vi sfociava un grande canale naturale dove si potevano rifugiare le barche protette da ogni tipo di attacco, naturale o meno che fosse. Poche vestigia sono adesso visibili di quegli antichi splendori: rimangono porzioni di tre tunnel che facilitavavo (e facilitano tutt’oggi) i collegamenti tra varie cale cittadine, le Grotte dette di Pilato e diverse imponenti cisterne, alcune delle quali, visitabili.
Caduta quasi completamente nell’ oblio dopo la caduta dell’Impero, ne ritroviamo traccia nel medioevo: diventa famosa perché, nella vicina isola di Palmarola, nel 537, morì in esilio, e si dice di stenti, Papa Silverio, che venne poi assunto a Santo protettore di Ponza ed ancora oggi è festeggiato con grande solennità il 20 giugno. Presa sotto l’ala protettrice della chiesa, che ne fece importante centro religioso con la costruzione anche di una abbazia. Purtroppo però gli attacchi e razzie da parte dei saraceni continuano nel tempo. Nel 1454 fu occupata dagli Aragonesi che scacciarono i monaci cistercensi dall’isola ma le incursioni piratesche non cessano fino al 1757 quando una flotta di navi napoletane unite a galee maltesi e pontifice sconfissero in maniera definitiva i turchi e da quel momento, finalmente, l’arcipelago divenne sicuro. In seguito a questo, nel 1768, Re Ferdinando di Borbone, dette una svolta al miglioramento dello stile di vita dell’ isola: fu costruito l’attuale porto, il cimitero, la fortezza, il palazzo degli uffici (oggi sede del comune), la chiesa e Forte Papa alle Forna, oltre a numerose abitazioni e patrie galere.
Venne ripopolata con 52 famiglie di coloni arrivati da Ischia ai quali furono assegnate proprietà da coltivare per il proprio mantenimento: da quelle 130 persone ancora discendono buona parte degli attuali abitanti di Ponza. Dopo varie vicissitudini e cambi di mano, tra cui il passaggio prima a Napolene, poi addirittura occupata dagli inglesi con l’ammiraglio Carlo Napier, con il trattato di Vienna, l’isola torna finalmente ai Borboni. Per poco tempo, in verità: il 27 giugno 1857 Carlo Pisacane, a bordo di un traghetto sottratto a Genova, sbarca. Libera i detenuti e si reca a Palazzo Tagliamonte a distruggere l’archivio dell’isola. Dopo varie ruberie, arruolamenti tra i galeotti per la sua impresa e qualche stupro, finalmente riparte. Come ringraziamento gli verranno intitolati il Corso principale, la scuola e persino un monumento di dubbio gusto.
Ponza verrà annessa al Regno d’Italia nel 1861.
Durante il regime fascista, Ponza divenne nuovamente terra di confino degli oppositori politici. Lo stesso Mussolini fini prigioniero sull’isola.
Dai primi anni ’60, fino all’esplosione degli anni ’80, la bellezza ed unicità del posto ha aperto definitivamente le porte al turismo.